In questa anonima Estate degli anni ’10 del primo secolo del Terzo Millennio il sentimento prevalente dell’homus italicus è lo scontento. E’ scontento il pluriproprietario di immobili che vede crollare il valore delle proprie proprietà e maledice lo Stato che lo tartassa. E’ scontento il commerciante che, se riesce a non chiudere, vede calare il volume d’affari e lievitare il proprio contributo all’Erario. E’ scontento l’artigiano, che quelle due lire di nero, che facevano girare l’economia, e magari ci usciva la barchetta, non riesce proprio a farle. E’ scontento l’impiegato che ha dovuto ridurre a due settimane la villeggiatura e la moglie, più scontenta di tutti, non lo fa vivere più.
D’altro canto se il popolo piange certo il Palazzo non ride. Scontento è il Cavaliere, ché la condanna in Cassazione non ci voleva. Scontento è il PD, per sua natura: scontento di sé, per non parlare di chi è scontento dell’altro che è scontento del primo a sua volta. Scontenti i falchi e le colombe: se prima non si poteva fare nulla altrimenti cadeva il Governo, adesso il gioco è a chi fa cadere il Governo….altrimenti cade il Governo. Scontento è Re Giorgio, che credo francamente eviterebbe volentieri di essere sempre costretto a fare, leeianamente, la cosa giusta. Scontento, sotto sotto, è anche Renzi, che un giorno vuole fare il Segretario, l’altro il candidato Premier, ma a conti fatti, resta il Sindaco di Firenze. Scontenti, anche se non contano nulla, sono la quasi totalità degli elettori. Quelli del PD, che hanno votato un’alleanza con SEL e si trovano un Governo ostaggio di Berlusconi. Quelli del PDL, che nonostante l’IMU, sono pur sempre alleati con i comunisti. Quelli del M5S che hanno scoperto il loro voto essere utile quanto le spazzole di ricambio per tergicristallo promosse da Grillo qualche anno fà: solo la spazzola 8 euro, tutto il tergicristallo 10.
Guardatevi attorno, è l’estate del nostro scontento. E’ un odore nell’aria, una luce grigia, un sottofondo cupo, un sapore amaro come di foglia d’ulivo.
Ma di scontento non si muore. Si muore invece se non si trova un lavoro: muore la dignità, prima del corpo. Si muore annegati, a poche centinaia di metri dalle nostre coste. Si muore sotto i bombardamenti o uccisi da gas letali. Muoiono i bambini, a migliaia. Sarebbero potuti diventare poeti, avrebbero potuto inventare la cura per il cancro o portarci a spasso per l’universo. Muoiono, i bambini, mentre noi siamo scontenti.
(pubblicato su pdsavona.it 3 Settembre 2013)