La politica italiana e il giornalismo politico vivono di neologismi, spesso veri e propri barbarismi, e di espressioni idiomatiche innalzate a passepartout à penser. Questa è la settimana del carro dei vincitori. I modi di dire hanno radici antichissime, spesso il loro senso letterale si perde nella notte dei tempi. In questo caso non è difficile risalire al carro in specie, facilmente individuabile nel cocchio utilizzato dai generali ed imperatori romani durante i loro Trionfi. Oggi come allora, naturalmente, al cospetto di una pubblica dimostrazione di forza come doveva essere plasticamente un trionfo, anche i nemici interni declinavano verso una conversione a più miti consigli nei confronti del celebrato, ormai ex, rivale. La storia, maestra solo per alunni volenterosi, ci ricorda d’altro canto come il rituale del Trionfo prevedeva che il trionfatore fosse accompagnato da un addetto che, reggendo la corona d’alloro appesa sopra il capo dell’eroe, per tutto il tragitto gli ripetesse ad intervalli regolari la frase “Hominem te esse memento” (ricordati che sei solo un uomo). La letteratura, che è maestra solo per alunni appassionati, ci tramanda antichissimi Carmina triumphalia, vere e proprie orazioni in versi improvvisate dai legionari romani durante i trionfi: il risultato dell’unione di frasi di lode verso il comandante vincitore assieme a frasi di scherno. Funzione di tali carmina era quella di moderare l’esaltazione del successo mediante lo scherno e non suscitare superbia nel condottiero vittorioso celebrato.
Questa breve divagazione storico-letteraria ci serva come un Baedeker in immagini d’un paio di millenni fà, ci ispiri suggestioni più che interpretazioni. Qualche flash, non una torcia che mostri la via.
Il Partito Democratico negli ultimi sei mesi ha sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare. A pagare è stato solo Pierluigi Bersani, l’unico dirigente nazionale di un certo peso a rassegnare le proprie dimissioni. Matteo Renzi alle scorse primarie ha ottenuto il 40% dei consensi. Oggi i sondaggi lo danno sopra il 70%. Vuol dire che in otto mesi ha recuperato più del 30% delle simpatia degli elettori di centrosinistra. C’è da stupirsi, scandalizzarsi, strapparsi le vesti? Non credo. Sarebbe assurdo il contrario. La classe dirigente che Renzi ha sempre attaccato, anche aspramente, non solo non è stata in grado di portare a casa il bottino elettorale, ma nelle settimane immediatamente successive al voto ha spianato la strada al trionfo del Sindaco di Firenze, inanellando una serie di affronti nei confronti della propria base uno peggiore dell’altro. Renzi poteva rimanere comodamente seduto alla sua scrivania di Palazzo Vecchio, mentre gli altri gli consegnavano il Partito in mano. Me lo sono immaginato sporgersi dal celebre terrazzo dei Pazzi e sospirare sorridendo:”Visto? Ve l’avevo detto che andavano tutti rottamati”. Gli elettori del PD saltano sul carro di quello che gli dice che gliel’aveva detto, ma hanno voluto fare di testa loro.
La storia sembrerebbe conclusa se non fosse che stiamo parlando di un Trionfo in realtà soltanto virtuale. Non si sa quanto si svolgerà il Congresso (ne se ci sarà). Non sappiamo quando si voterà per il Segretario, né quali saranno le regole. Anche le candidature sul tavolo fino ad oggi sono solo ufficiose. Per non parlare delle elezioni, quelle vere, che potrebbero essere domani, fra due anni, fra cinque, o magari mai, visto che l’ipotesi III WW non andrebbe del tutto presa sotto gamba (in quel caso, e molti ne sarebbero felici, il Congresso non si farà).
Ma, ad oggi, insomma, Renzi, novello Conte di Montecristo, ha in tasca la sua vendetta. Ad ascoltare i sondaggi, ha la maggioranza della base (sempre per il #velavevodetto) ed oggi anche la maggioranza degli amministratori locali e di molti dirigenti del Partito Democratico. Ormai amato dai suoi nemici, che non ha dovuto neppur passare a filo di spada, il nostro Edmond Dantes può finalmente impegnarsi a costruire il Paese a misura delle sue idee. E’ la sua vittoria: francamente non può che essersela meritata. Ma è davvero tutto così semplice?
Egli sa che la pancia del Partito, nonostante i sondaggi, non lo adora come si adora un Berlinguer. Sa che una parte consistente della base del centrosinistra lo considera un corpo estraneo. Una voce mormora in molte pance e fa eco nella sua: “Renzi non è di sinistra”. Speculo: era forse un corpo estraneo il primo Craxi nel PSI di Nenni e Pertini? Dopo la sbornia di Tangentopoli, viene da pensare: ai postumi l’ardua sentenza. Il Matteo nazionale sa che la sua vittoria, senza le simpatie dell’anima rossa o arancione del Partito, rischia di essere una vittoria mutilata. Sa, d’altro canto, che il tentativo di crearsi un appeal a sinistra è un processo non semplice, soprattutto se i tempi della sfida saranno brevi. E’ il sassolino nella scarpa del trionfatore.
Da qui l’idea, folle, che mi permetto di suggerire. Perché non ritirarsi dalla corsa per la leadership del Partito e dedicarsi già da domani a creare un‘alternativa d’idee al Governo delle larghe intese: il Governo Ombra Renzi. Perché non sostenere la candidatura di Pippo Civati, tanto amato dal Popolo di Rodotà quanto inviso all’Apparato? Perché, non smettere di fare come Achille con la tartaruga, smettere di dividere in passi infiniti di un percorso che separa il rinnovamento, lo svecchiamento del Partito e del Paese, dalle scelte coraggiose di sinistra che le innumerevoli coalizioni non hanno mai avuto il coraggio di affrontare? Perché non considerare fondativa del nuovo PD la Prima Leopolda?
Per la stima che gli porto, per il coraggio delle sue posizioni, consiglio a Matteo Renzi: Hominem te esse memento. Ascolti le voci dei legionari, anche se sembrano prendersi gioco di lui vogliono la stessa cosa che lui vuole: il centrosinistra al Governo. Si faccia amare e farà la storia di questo Paese. E’ una pazza idea, la mia, lo so. Ma quest’idea folle è l’unico modo che ha per sapere se chi è salito sul suo carro l’ha fatto perché vuol celebrare il trionfo di Cesare, o soltanto aspetta il momento giusto per rivelarsi Bruto.
(pubblicato su pdsavona.it 8 Settembre 2013)