E’ morta Margareth Thatcher. E’ stata l’anti-icona per eccellenza. In molti sostengono che grazie a lei, alle sue politiche economiche non impopolari, ma anti-popolari (portarono la disoccupazione a raddoppiare nel primo anno del suo mandato e a quadruplicare nei successivi tre) il punk, alimentandosi nella radicalità dello scontro, proliferò. Non la pensava in questo modo, evidentemente, Bob Geldof: «Si è scagliata contro qualsiasi istituzione abbia incontrato. La monarchia, il vecchio partito conservatore, il vecchio partito laburista. Era una punk».
Punk o non punk, di lei rimarranno alla storia le battaglie anti-sindacali, le privatizzazioni sfrenate, la guerra delle Falkland, l’amicizia con Pinochet, la sua politica filo-monetarista e euroscettica e l’assoluta fermezza nel perseguire le proprie iniziative senza fermarsi davanti a nulla, utilizzando, se necessario, anche la repressione poliziesca.
Ma in questo momento storico così difficile per l’economia della comunità europea, la lezione Thatcher sarebbe farmaco o veleno? Così parlò Romano Prodi in una breve intervista a Giulia Santerini per Repubblica:
«Le conseguenze non le leggo io, le leggono i fatti. In questo mondo affidato solo al mercato, per un brevissimo periodo di tempo ha tolto alcune incrostazioni all’economia mondiale. E poi ha progressivamente preparato questa crisi. Che questo sia dovuto alla Thatcher o ai suoi interpreti lo vedrà la storia».
«Voleva il mercato al 100%. Nessuno è contro il mercato, ma il solo mercato, senza vincoli di alcun tipo, ha portato gli squilibri che oggi sentiamo. La Thatcher e Reagan hanno cambiato il mondo, hanno portato una nuova regola nel mondo, non nella sola Gran Bretagna. La traccia che lascia è quella di essere stata la maestra di Reagan e di aver cambiato l’economia mondiale. Hanno cambiato il concetto del mondo. Stato il meno possibile, nessun intervento dello stato, gli squilibri sono la salute dell’umanità e noi siamo arrivati dove siamo arrivati.»
Qui, l’intervista completa.