Giulio Base è una delle più importanti Periscope Star a livello internazionale. Da tempo accarezzo l’idea di proporgli un’intervista per questa rubrica, soprattutto da quando da noi molti sembrano essersi convinti di una prematura dipartita dell’app di live streaming targata Twitter. Ciò che mi frenava era l’evidente forte contrasto che si sarebbe prodotto nel riversare un ragionamento su uno strumento atipico e dalle specificità non immediate nella parola scritta. La soluzione era in realtà l’uovo di Colombo. Perché non realizzare un’intervista su Periscope utilizzando proprio Periscope come canale?
Il risultato è stato per certi versi sorprendente e forse è già in se una risposta alle mie domande: un grande successo di spettatori e di interazioni, nonostante a detta dello stesso Base fosse una diretta diversa da quelle che lui è solito realizzare. A conclusione di questa introduzione troverete le mie domande e le risposte “ragionate” che sono servite a entrambi a mo’ di mappa, di traccia durante lo streaming (oltre naturalmente al link da cui potrete visionare il filmato integrale). Ci saranno i numeri di Periscope, numeri impressionanti che neppure gli addetti ai lavori credo abbiano ancora analizzato puntualmente.
Come era prevedibile le domande/risposte sono state appunto soltanto fil rouge del ragionamento mentre il valore aggiunto dell’intervista è arrivato dalla diretta, dall’interazione con i commenti, dalla riflessione sullo strumento suggerita proprio dall’utilizzo dello strumento stesso.
Lo streaming si è svolto dalla camera d’albergo dove Base soggiorna momentaneamente, a Trieste, dove sta girando un film. È durato quasi un’ora e mezza e questo già dice qualcosa sulla riproducibilità nella parola scritta soprattutto perché, quello di Base, mi si perdonerà il gioco di parole, è un vero e proprio “streaming of consciousness”. Un’ora e mezza di vero intrattenimento in cui il protagonista, che esponeva in inglese, ha dialogato attraverso i commenti in lingue diverse con centinaia di utenti. La riflessione su Periscope, come su montagne russe, è passata sui binari di divertenti gag improvvisate, ha visto l’intrusione della concomitante partita della Juventus e il momento accorato del ricordo della strage del Bataclan. L’effetto è stato certamente straniante, ma ha fornito molte più informazioni (e anche, perché no, suggestioni) sullo strumento stesso più di ogni ragionamento pensoso (anche quelli fatti da questa rubrica) sulla materia.
Come sintetizzare uno spettacolo da cui vengono partoriti contenuti anche se non in forma lineare? Ci proviamo mettendo in fila alcune pillole:
Ricordate che questo è intrattenimento. Ma non soltanto nel senso di spettacolo, ma anche con il significato di “far compagnia”, come l’amico che ci sta scrivendo: ti ascolto mentre faccio l’albero.
Ecco Periscope è come una TV, o forse meglio, come la radio. Dove troviamo i programmi a cui siamo affezionati, che appunto ci fanno compagnia.
E attraverso questi programmi si creano delle comunità, delle community allargate. Accade anche per le serie TV. Così dobbiamo pensare il Periscope di domani.
Dobbiamo smettere di domandarci: perché gli utenti che seguiamo con più attenzione su Twitter o su altri social non usano con frequenza Periscope? È una domanda sbagliata. Periscope è una TV da guardare, non da fare. Pensate a YouTube. Quanti video guardate al giorno su YouTube e quanti ne avete mai pubblicato?
Periscope è “second stream”? Per ora, ma si avvicinerà al primo schermo fino a superarlo. È la sua natura. E se in Italia è un’evidenza meno visibile è perché Periscope è un social internazionale, molto più aperto di quelli tendenzialmente chiusi nell’ambito della lingua e del mainstream nazionale e che in Italia si sono sviluppati di più.
Da più parti si parla di Periscope come un esperimento non riuscito. Periscope è già morto?
– Ti do subito la risposta: in termini di “evaporato” o “morto”, assolutamente no! Il live streaming è qui per rimanere. Le tre più importanti aziende del mondo social, Facebook, Twitter e YouTube stanno investendo milioni di dollari nelle rispettive versioni live e ci sono ormai 100 differenti app sul mercato. Per quanto riguarda nello specifico Periscope è sostenuta da una società quotata al Nyse per 20 miliardi di dollari (Twitter) ed è attualmente la seconda app di live streaming in tutto il mondo, dietro soltanto a Twich (applicazione per giochi online); dopo solo 8 mesi conta già 17 milioni di utenti.
Periscope è una sfida, senza dubbio, e Twitter da par suo ha avuto i suoi problemi, sulla base di grandi aspettative; ma una cosa ho imparato nel mondo della tecnologia: “money talks, bullshit walks”, è il denaro che parla. Periscope ha tasche profonde e supporto, è decisamente sulla strada della trasformazione di un chiacchiericcio Social in una community, e darà certamente a Twitter nuova linfa e nuove prospettive di vita.
Visibilmente già dall’estate, il volume dei flussi è aumentato di 5 volte in 3 mesi, diverse forme di trasmissione sono nate e molti marchi di moda, automobili e sport in genere hanno cominciato ad usare Periscope come strumento complementare nel loro “arsenale” social.
Nulla, né il numero di “cuoricini”, o di follower, o di trasmissioni può suggerire l’esistenza di un problema. Tutta la stampa di marketing ha concordemente pubblicato quanto le aziende amino Periscope e quanto si sentano ancor più motivate alla presenza di un marchio di proprietà di Twitter, ma di cui Twitter non ha ancora deciso bene l’utilizzo. Quest’ultimo argomento può essere il suo tallone d’Achille: ma non ha fermato un progresso dai 10 ai 17 milioni di utenti, un aumento del 75% in 18 settimane. Questo vuol dire progredire, non essere morto. Di ogni piattaforma social si è detto a un certo punto che stava imboccando un vicolo cieco senza possibilità di trovare vie d’uscita. Instagram è stato criticato per essere una versione spoglia di Facebook ( poi Facebook l’ha comprato!) Di Snapchat si è detto che era solo uno strumento per il “sexting”, ora ha la più rapida crescita fra le social media app a livello globale e i principali snapchatter sono inondati da offerte di sponsorizzazioni e promozioni di marchi. Anche Twitter, che sarebbe passato attraverso un periodo deludente rispetto alle aspettative degli analisti di mercato, perché ha incassato “solo” 700 milioni di dollari nell’ultimo trimestre di quest’anno! Sicuramente le aspettative sono molto alte, ma niente male per un’azienda che non saprebbe trovare modi decenti per monetizzare!
Per quale motivo secondo te in Italia c’è una certa resistenza all’utilizzo del network anche da parte di utenti molto attivi su altre piattaforme social?
– Gli italiani hanno abbracciato tutti gli altri social media in maniera estesa, ma dobbiamo fare delle distinzioni tenendo presente due punti di vista da confrontare: quello degli “scopers” e quello dei followers. Come piattaforma social media Periscope richiede di più al broadcaster, a tutti i livelli, soprattutto la qualità in un modulo più lungo. Teniamo presente che la fruizione per uno streaming richiede un minimo di dieci minuti, 30 secondi per Snapchat, 6 secondi per Vine, mentre Twitter è istantaneo, solo un secondo.
Sei vivo per quello che è un brutale, se non ancora adorante, pubblico che dipende numericamente dalle tue capacità in un flusso di un’emittente live. Ti serve una buona connessione, devi avere una tecnica che ti permetta ti vederti mentre trasmetti, la connessione non solo deve essere buona ma deve durare per un periodo lungo di tempo, una buona atmosfera, un buon argomento di cui discutere, devi scegliere il momento migliore per andare in onda eccetera eccetera. Ma la domanda fondamentale è: se non hai follower, perché trasmetti?
Per questo motivo molti utenti di Periscope scelgono di seguire e non trasmettere. Su Snapchat il 65% degli utenti trasmette; su Periscope può essere solo lo 0,1 a farlo. Capisci che sono due mezzi molto differenti.
Inoltre, guarda, non è resistenza, è più una fatica naturale ad adottare un media nato in America e che ha un pubblico prevalente, a solo 8 mesi dalla sua nascita, in lingua inglese, seguito dal turco, poi dal russo e dall’arabo. L’Italia non è mai stata nei primi posti nell’avvicinarsi a un social media. Gli italiani tendono ad adottare il media in ritardo, quando diventa cool, quando diventa parte del tessuto della società nazionale.
In più il punto nodale è che Periscope è un media molto globale e poco locale. Per esempio Regno Unito e Francia hanno molti spettatori, ma molto pochi scopers che vanno in diretta.
Quale può essere la molla in grado di portare la app al grande pubblico?
– Principalmente quella che mette in modo tutti gli altri mezzi di comunicazione sociale: eventi su scala mondiale, breaking news… per esempio l’uso di Periscope è stato drammaticamente significativo in Francia durante il massacro del Bataclan, come lo è stato negli altri media, ma nel caso specifico Periscope è riuscito a portare al cuore delle persone anche distantissime come ci si poteva sentire lì in quel momento.
Nelle Stati Uniti eventi come importanti match di football, sfilate di moda o elezioni politiche hanno fatto crescere gli utenti più velocemente di quanto sia successo in passato con altri social. Per l’Italia forse c’è bisogno di un grande evento che convinta la gente a dire: “Devo proprio scaricare quest’app!”. Per quanto riguarda lo sport, alcune squadre di calcio stanno già utilizzando Periscope per i dietro le quinte, come Arsenal e Manchester City.
Inoltre importanti marchi di abbigliamento, di prodotti di bellezza, di attrezzatura sportiva, di automobili, di cibi e bevande stanno iniziando a usare un canale come Periscope e a trasmettere mini eventi dal vivo creati ad hoc, riuscendo a portare alla piattaforma nuovi utenti amanti del marchio (le famose community).
Periscope e TV. Ci sono possibilità di ibridazione fra i due canali?
– Sta già succedendo negli Stati Uniti e nel Regno Unito con XFactor, il Grande Fratello, The voice, ecc. Dove agisce come secondo schermo è già più espansivo e coinvolgente rispetto al marchio madre Twitter, che attualmente detiene lo scettro del “Re del Secondo Schermo”. Ora con Periscope potete vedere il backstage o quello che accade dopo l’evento, o un cantante sul palco anche senza diretta tv, o un “Q&A”.
Intrattenimento, informazione, comunicazione politica, promozioni pubblicitarie: a chi Periscope può dare di più?
– Hillary Clinton ha usato Periscope come piattaforma blog nella sua corsa alla leadership dei democratici e continuerà ad usarlo nella sfida per la Casa Bianca. Trasmette forum locali, singole campagne elettorali sui territori, riunioni politiche che dalla portata locale vengono trasferite alla scala nazionale; il tutto in viaggio, attraversando gli Stati Uniti.
Molti servizi sociali e municipali già lo usano negli Stati Uniti, in Canada e nel Regno Unito come strumento di informazione e di comunicazione con i cittadini: polizia, vigili del fuoco, ospedali.
La pubblicità ci sarà, ma la sfida di Periscope sta nel fatto che non abbiamo a che fare con un’esperienza lineare e quindi non è possibile trasmettere annunci video preconfezionati di 40 secondi che precedano il flusso del contenuto principale, ma la pubblicità dovrà prendere posto nel e intorno al contenuto stesso. Gli uomini di Periscope stanno annusando l’odore del vino prima di assaporarlo, per così dire; sanno che deve esserci un pubblico di almeno 100 follower, cioè dimensioni simili a Snapchat, prima che il prodotto sia appetibile dal punto di vista pubblicitario nazionale e globale; sono solo al 20% di questo percorso, a 8 mesi dal lancio. Ma considera che è stato il lancio con la crescita di adozione più veloce di qualsiasi strumento social media. Twitter e Vine, due piattaforme sociali di grande successo, sono canali “sorelle” di Periscope e da ciò ne consegue che hanno un forte supporto da parte di entrambe per quel che riguarda la polarizzazione del mercato pubblicitario attorno al marchio; il pubblico che Twitter e Vine si sono costruiti nel tempo è di gran lunga il più impegnato e interattivo di qualsiasi altra piattaforma dove circa il 10/20 % interagisce con gli ospiti e gli altri utenti registrati, molti dei quali sono utenti regolari e assidui della community.
Qui il video della PeriscopeIntervista:
https://katch.me/GiulioBase/v/2ddd56a5-47ad-32aa-b513-d50b97549356
Pubblicato su unita.tv il 21 Dicembre 2015