Il Grande Boh

Qual è la strada per modificare la Costituzione senza tradirne i principi? Domanda complessa. Come vuole il Saggio ad una domanda complessa c’è sempre una risposta semplice. Ed è sbagliata. Potete immaginare la gioia che provo a vedere il Partito Democratico affrontare riforme costituzionali in un’alleanza con il Cavaliere, con parlamentari scelti dal Cavaliere, eletti dopo una campagna elettorale incentrata sul Cavaliere: è la stessa gioia che ho provato per il rigore di Baggio nella finale di USA 94, uguale uguale. Se non bastasse questo, al nostro interno, e alle ali della nostra ex alleanza interpretiamo l’interpretabile a discrezione dell’interprete; per carità, non voglio essere frainteso, è giusto che ognuno dica la sua: siamo o non siamo il Partito Democratico? Solo che c’è un piccolo problema. Io conosco la posizione del Giovane Kurdo Civati, del Giovane Guelfo Renzi, dell’ottuagenario Rodotà, del settuagenario Zagrebelsky, dell’esagenaria Bindi, che non è Soccorso Rosso (a proposito, oggi e sempre Franca Rame vive), ma non conosciamo la posizione ufficiale del governo che è il testimonial di queste riforme. Ma non è ancora finita, perché se è il Governo (e il Presidente Napolitano) che ha posto come limiti i 18 mesi in cui dovranno essere imbastite le riforme, queste stesse riforme, secondo Letta e lo stesso Napolitano, dovranno, come è giusto che sia a termini della Costituzione (attuale) essere redatte e votate dal Parlamento, senza l’interferenza dell’esecutivo o del Colle. Quindi la vita del Governo è legata al parlamento, ma in un senso nuovo, perché a sua volta il parlamento, la sua esistenza in vita, è legato all’alleanza PD-PDL, che si estenderà anche a livello di riforme costituzionali, pena, è prevedibile la caduta di Letta e Alfano, la fine della legislatura, forse le dimissioni di Napolitano. Praticamente, l’Apocalisse. Per me, il Grande Boh.

Ma non finisce (ancora) qui, come diceva Corrado. Perché in realtà un testo c’è, ed è stato presentato dal Partito Democratico. L’ho letto con attenzione e le vertigini dovute all’avvitamento tra governo e parlamento di cui abbiamo appena parlato sono aumentate come lo spread sotto Tremonti. Il documento, (che potete leggere qui), parla di elezione diretta del Capo dello Stato, ma se scorrete le funzioni e le prerogative di questo nuovo Presidente della Repubblica eletto dal Popolo Sovrano, scoprirete che sono le stesse del vecchio Presidente della Repubblica eletto dai Grandi Elettori (infami i 101, così, per non dimenticarlo). Anche se l’articolo da cui abbiamo ricavato questo testo porta il titolo di “Presidenzialismo”, comprenderete che per effettuare una riforma in senso presidenzialista non basta che il Presidente sia eletto direttamente, ma è necessario che lo stesso acquisisca poteri che oggi non ha (sull’esecutivo, ma anche sul legislativo). Dunque, anche in questo caso: perdonatemi, ma non ho capito.

Per concludere non potevo non andare ad approfondire l’ipotesi di riforma della Costituzionale che sembra la più gettonata e trasversale: il semipresidenzialismo alla francese. Suona bene vero? Sappiamo tutti cos’è e cosa vuol dire. Quello però su cui credo molti non siano informati è il perché: cioè, perché, in Francia, è stata scelta questa forma di Governo? Non si tratta di un presidenzialismo attenuato, al contrario: per esempio il presidente francese può ciò che Obama non può: indire consultazioni referendarie o emanare leggi o sciogliere le Camere.  Secondo il politologo francese Maurice Duverger, inventore del termine semipresidenzialismo, questa forma di governo permette la diminuzione della rigidità del sistema presidenziale, senza i problemi legati alla partitocrazia che sovente sorgono quando non si raggiunge una maggioranza forte in un sistema parlamentarista. Questo sistema fa sì che il presidente abbia la possibilità di indirizzare politicamente il governo e di non essere solo un garante al di sopra delle parti. Sarò malizioso, ma mi sa che “semipresidenzialismo alla francese” è ciò che viviamo dall’Ottobre 2011, ripropostoci in veste parigina, con una spruzzatina di Chanel n°5.

(pubblicato su pdsavona.it 5 Giugno 2013)

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