Da oggi e compatibilmente con gli impegni di lavoro, ogni giorno, scriverò qui poche righe di commento alla giornata politica. Una breve rubrica, la versione di Parodi, per quel che può valere. Senza nessuna pretesa di completezza o d’essere portatore di messianiche verità (ne abbiamo già troppi di pseudo-messia in giro) semplicemente dirò la mia, con lo scopo principale di alimentare il dibattito e far proliferare idee e contenuti vitali, indispensabili al rinnovamento di cui tanto si parla.
Non è stato semplice trovare un titolo per questa rubrica. Avevo pensato a La sgorbia di Geppetto. Volevo contrapporre il falegname, l’uomo che fa veramente, che produce con le mani, ai grilli parlanti, ai gatti e alle volpi; ma avevo bisogno di qualcosa di più immediato e in soccorso mi è venuto P.P.P.:
Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa,
tu devi realmente esistere, perché lui esista:
chi era coperto di croste è coperto di piaghe,
il bracciante diventa mendicante,
il napoletano calabrese, il calabrese africano,
l’analfabeta una bufala o un cane.
Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa,
sta per non conoscerti più, neanche coi sensi:
tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie,
ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli.
Pier Paolo Pasolini, Alla bandiera rossa, La religione del mio tempo, in Bestemmia, Garzanti, 1993
Mi sembra che questi versi del Maestro possano stare qui, come un programma. Come la bandiera rossa di Pasolini, possa ancora una volta la nostra ridiventare straccio, cioè farsi portatrice delle difficoltà di tanti in questo periodo storico così complesso, e, per molti versi, socialmente drammatico.